Da un lato era possibile cogliere una società nobile, romantica, signorile, elegante risultato del colonialismo spagnolo; dall’altro invece affiorava la brutalità, l’istinto della passione per la lotta ed il sangue che offriva la “pelea de perros” (lotta tra cani).
Numerosi furono, infatti, coloro che si dedicarono ad allevare cani per poi inviarli al cruento sacrificio della lotta tra cani, che spesso terminava con la morte di uno o entrambi i concorrenti.
Questi allevatori cercavano di ottenere esemplari adatti esclusivamente alla lotta; caratteristiche essenziali di questi cani erano il coraggio di arrivare alla morte prima di darsi vinti, l’agilità, l’insensibilità al dolore causato dalle numerose ferite che la lotta produceva.
Si arrivò alla creazione di una vera e propria macchina da guerra, indiscusso dominatore dei combattimenti, meglio conosciuto come “Viejo Perro de Pelea Cordobés”.